Le statistiche nel golf al servizio della prestazione mentale
Ciao Golfista Vincente!
Nell’ultimo articolo “Strokes Gained Approch e l’aspetto mentale” ti ho presentato il miglior modello statistico attualmente disponibile sul mercato e che utilizzo all’interno del mio metodo di golf mental coaching.
Ti ho mostrato come questo approccio permetta di confrontare tipologie di colpi differenti in quanto si fonda sulla frazione di colpo guadagnato o perso per singolo colpo sulla base della distanza rispetto a un gruppo di riferimento.
In altri termini lo strokes gained rappresenta il decremento nel numero medio di colpi per finire la buca dall’inizio del colpo alla fine del colpo, meno uno per considerare il colpo appena tirato.
PERCHÉ È UTILE LO STROKES GAINED APPROACH
Quindi andando a confrontare questi decrementi per tipologia di colpo si può risalire a quale tipologia di colpo esprime il decremento maggior e quindi ha determinato l’impatto più incisivo sullo score finale.
Altro aspetto interessante è come i risultati di questa metodologia di lavoro offrano dei validissimi spunti rispetto a quali parti del tuo gioco allenare non solo dal punto di vista tecnico/tattico, ma anche e soprattutto da quello mentale.
Vengo ora a dare risposta alle due domande che ti avevo fatto:
Qual è il colpo più importante nel golf?
Ovvero qual è la tipologia di colpo che incide maggiormente sullo score finale, che può decretare la vittoria, il buon posizionamento o la débâcle in un torneo?
Pe rispondere è necessario fornirti qualche dato statistico che ho preso dal libro “Every Shot Counts” di Mark Broadie.
QUANTO INCIDONO LE VARIE TIPOLOGIE DI COLPO SULLO SCORE FINALE
Partiamo considerando il contributo del putt sullo score. Il putt ha contribuito per il 35% in media alle vittorie sul PGA Tour nel periodo 2004-2012, mentre i colpi da fuori green hanno inciso per il 65%.
Se dalle vittorie spostiamo l’attenzione all’incidenza dei colpi guadagnati, nel periodo 2004-2012 considerando tutti i tornei del PGA Tour, il putt ha contribuito solo per il 15% sul totale di colpi guadagnati per round rispetto ai 40 migliori golfisti, mentre i colpi fuori dal green hanno inciso per l’85%.
In altri termini in quel periodo, i 40 migliori golfisti sul PGA Tour avevano costruito il loro vantaggio essenzialmente grazie ai colpi fuori dal green.
Come vedi il putt arriva, in media, al 35% solo in riferimento alle vittorie sul PGA Tour, altrimenti in generale il suo contributo sul totale dei colpi guadagnati per giro si ferma al 15%.
E qual è l’incidenza percentuale delle altre tipologie di colpo?
Bene Mark Broadie dimostra quanto segue:
Tra i migliori 40 professionisti del PGA Tour nel periodo 2004-2012, i colpi d’approccio (quelli sopra i cento metri) hanno inciso sul loro vantaggio di colpi per il 40%, i colpi col driver per il 28%, il gioco corto (sotto i 100 metri) per il 17% e il putt per il 15%.
Incidenza media per tipologia di colpo sullo score finale per qualsiasi livello di gioco | |||
Colpi dal tee | Approcci | Gioco corto | Green |
28% | 40% | 17% | 15% |
A questo punto so che cosa ti stai chiedendo: “Vabbè Andrea, queste sono le statistiche per l’élite del golf mondiale, ma se ci spostiamo a livello più basso o amatoriale le cose sono nettamente diverse…”
Hai ragione sono diverse a tal punto che l’incidenza media – per giocatori di hcp tra i 90 e 110 colpi a giro – del putt sullo score scende al 14%!
Hai capito bene, il putt in media incide poco sullo score finale e l’incidenza più grande ce l’hanno i colpi al di fuori dei 100 metri che tra colpi dal tee e approcci raggiungono il 68% di incidenza.
In sintesi
Il gioco lungo spiega due terzi della differenza in punteggio a qualsiasi livello di gioco
A questo punto hai a disposizione un’informazione molto utile per pianificare i tuoi prossimi allenamenti. Fermo restando che la tua qualità e capacità di puttatore devi sempre mantenerla allenata, d’ora in poi dovrai dedicare percentualmente più tempo a migliorare il tuo gioco lungo e in particolar modo il gioco di approccio oltre i 100 metri.
Come avrai capito tutte le considerazioni sopra sono basate su rilevazioni puntuali di colpi e analisi statistiche delle stesse, presentate in forma media aggregata. Questo significa che comunque possiamo trovare dei golfisti il cui putt incide maggiormente sul loro score rispetto al gioco lungo, ma nella media valgono i dati sopra.
Pertanto, l’ottimale sarebbe conoscere le tue percentuali di distribuzione dello strokes gained tra le varie tipologie di colpo. Questo è un lavoro certosino che svolgo con i golfisti professionisti o con coloro che hanno tempo, voglia e risorse da dedicare.
Resta il fatto che in media l’incidenza del putt sullo score è modesta e di conseguenza va opportunamente pianificato il tempo di allenamento rispetto alle varie tipologie di colpo.
Ora voglio portare la tua attenzione sull’aspetto mentale della questione, che è quello che secondo la mia esperienza fa ulteriormente e concretamente la differenza.
LO STROKES GAINED APPROACH AL SERVIZIO DELLA PRESTAZIONE MENTALE
Non solo devi essere consapevole di come distribuire i tempi e gli sforzi di allenamento sulle varie tipologie di colpo, ma devi essere anche capace di allenare quei colpi sotto l’aspetto mentale, costruendo il giusto setting e mix di pratiche e il giusto livello di pressione di gara.
Su questo punto posso realmente fare la differenza grazie al mio metodo e tramite un intervento mirato e personalizzato, partendo da dati disponibili, costruirò il tuo piano di allenamento mentale che, col mio affiancamento, ti permetterà di affrontare al meglio le gare e andrai sicuramente a ritoccare verso il basso il tuo score.
I risvolti mentali della questione non sono ancora terminati, c’è dell’altro che devi assolutamente sapere.
Alla luce di quanto ho condiviso con te negli ultimi due articoli c’è un aspetto sul quale vorrei che riflettessi. Spesso di fronte ad uno slice o a un gancio che finisce nella buca adiacente ti arrabbi, perdi le staffe e a volte quasi ti vergogni.
Beh, questa reazione è umana e quindi da parte mia assolutamente comprensibile, tuttavia alla luce di tutto quanto hai visto finora è importante che ti svincoli da certe abitudini e ti impegni a osservare i tuoi colpi da un punto di vista neutro e legato a quanto stai realmente avanzando verso la buca.
Anche un gancione può essere un “buon colpo” nel senso che il suo strokes gained può essere leggermente negativo o addirittura positivo rispetto al field.
Quindi una buona prassi mentale è trasformare in generale i colpi da buoni/cattivi in colpi utili/poco utili secondo il criterio dello strokes gained che ti permette di avere un riscontro tangibile.
Intendo proprio cambiare dentro di te il significato che dai al risultato del colpo, utilizzando un criterio diverso. Vedrai come questo passaggio ti aiuterà a modulare il tuo stato d’animo durante la gara.
C’è anche un altro aspetto estremamente interessante che ti propongo e sul quale ti invito a riflettere.
A mano a mano che prendi confidenza con le statistiche imparerai per le varie distanze e tipo di lie qual è il numero medio di colpi per imbucare da parte del field di riferimento.
Finché performerai non troppo distante dal field potrai offrire alla tua mente un significato per lei accettabile, ma non appena i tuoi strokes gained diventeranno marcatamente negativi la tua mente riprenderà a fare il suo “sporco” lavoro e a creare pensieri ed emozioni che interferiranno con la tua prestazione.
In quel momento le statistiche non ti serviranno più a nulla.
C’è un’altra situazione in cui le statistiche potrebbe nuocere alla tua prestazione. Immagina di trovarti in green a 3,5 metri circa dalla buca e putti per salvare il par o ancora di più per passare il taglio o vincere una gara.
Se sei pratico di statistiche sai che da quella distanza un professionista mediamente imbuca una volta su tre o in altri termini la probabilità di imbucare è del 33%.
Posizionandoti sul putt sapendo questa informazione che effetto pensi possa avere su di te?
Certo non siamo tutti uguali, allo stesso tempo sapere di avere poche probabilità di imbucare e avere molto pressione addosso non giocherà di certo a tuo favore da un punto di vista mentale.
La tua mente inizierà a prefigurarsi il risultato negativo dicendosi che è molto probabile che andrà male e in questo modo andrà male!
Bene ti sto dicendo tutto questo per un motivo ben preciso:
ANDARE OLTRE LE STATISTICHE NEL GOLF
Mentre giochi, mentre sei in campo e gareggi devi letteralmente mettere da parte il risultato del colpo sia che questo sia da te immaginato sia che questo derivi dalle statistiche.
Quando sei in gara la tua attenzione deve viaggiare su livelli da te controllabili e in particolar modo la devi gestire affinché ti consenta di accedere allo stato dell’essere che hai scelto in precedenza e che ti rappresenta totalmente in quel momento.
Ti ricordo un mio articolo su questo punto se vuoi ripassare l’argomento.
Le statistiche vanno usate solamente a posteriori come potente strumento di rilettura dell’esperienza gara per comprendere quali parti del tuo gioco hanno funzionato e quali no e per renderti consapevoli di quali tipologie di colpo e in quali momenti innescano le tue interferenze mentali per poi costruirci un piano di allenamento mirato.
Lo Strokes Gained è un ottimo strumento che va sapientemente utilizzato.
Siamo arrivati alla conclusione dell’argomento sulle “Statistiche nel golf al servizio della prestazione mentale”, sono certo che hai acquisito nuove consapevolezze e ora è il momento di metterle in pratica.
Se vuoi accelerare il tuo percorso di sviluppo mentale, sfruttare al massimo la potenza delle statistiche per la mente ed evitare di cadere nelle trappole della tua mente contattami subito a questo link.
Grazie per la tua attenzione
Swing your mind!
Andrea Falleri
Il tuo Golf Mental Coach
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