Ho visto degli zombie in campo
Ciao Golfista Vincente,
Bentrovato a questo nuovo appuntamento del mio Blog.
Oggi desidero raccontarti un’esperienza che ho vissuto sulla mia pelle e mi ha profondamente segnato.
Prima di condividerla devi sapere che nella mia carriera da golf mental coach ho collaborato con golfisti professionisti e ogni anno esiste un appuntamento fisso molto importante per loro.
Si tratta dell’appuntamento della Qualifying School dello European Tour – oggi DP World Tour – al Golf Club Bogogno verso fine settembre.
Ogni anno a fine stagione ci sono tre appuntamenti consecutivi che si chiamano stage 1, stage 2 e stage 3 dove tutti i golfisti professionisti si contendono i posti o carte disponibili per giocare sul DP World Tour la stagione successiva.
Il primo appuntamento – lo stage 1 – si gioca su vari campi in tutta Europa e la tappa italiana si svolge sul campo di Bogogno da tantissimi anni.
Torniamo ora al mio racconto.
Qualche anno fa seguivo un giovane golfista professionista che giocava sull’Alps Tour e finita la stagione ha deciso di iscriversi allo stage 1 per iniziare la scalata verso il Tour maggiore.
Era la prima vola che andavo a Bogogno e che partecipavo a quell’appuntamento.
Ogni giocatore fa tre giri e i migliori 75 accedono al quarto e ultimo giro dove si giocano i 25 posti disponibili per passare allo stage successivo.
Ricordo che in quell’anno il golfista che seguivo aveva fatto il suo primo giro ed io lo avevo raggiunto il secondo giorno. Ero partito presto da Bologna e dopo circa 3 ore di macchina era giunto a Bogogno.
Bogogno è anche Resort oltreché golf club, tra l’alto di alto livello, e ricordo la bellissima facciata del palazzo storico che accoglie gli ospiti.
Ero emozionato, sentivo un po’ di tensione, di apprensione.
Appena varcata la soglia della club house e messo piede nell’area antistante al putting green sono stato testimone di una situazione a dir poco surreale.
Considerato il periodo dell’anno e l’orario – erano circa le nove del mattino – c’era una nebbia abbastanza fitta e bassa e l’atmosfera era plumbea.
Davanti a me c’erano una ventina di golfisti sul putting green. La maggior parte era vestita con felpa col cappuccio ben tirato su ad avvolgere totalmente il capo, altri con berretto invernale e occhiali da sole…
Sì, hai letto bene, occhiali da sole?!?
Quasi tutti indossavano le auricolari e ascoltavano musica e tutti e ripeto tutti avevano lo sguardo basso e il volto privo di qualsiasi mimica facciale.
Nessuno parlava con nessun altro e l’unico suono che si sentiva era quello dell’impatto della faccia del driver sulla palla proveniente dal tee shot della buca numero uno.
Un’atmosfera surreale che mi ricorda il film “l’Alba dei morti viventi” e che ti confesso mi ha lasciato addosso una sensazione mista tra l’incredulo e l’infastidito.
La mia prima reazione è stata: “Ma dove sono capitato?” “E’ una gara di golf o un film zombie?”
Ho trovato dopo un po’ il mio golfista e ricordo che a fatica riusciva a parlare. Una tensione immensa lo avvolgeva, come se i suoi muscoli facciali e la sua lingua fossero paralizzati.
La prima cosa che mi sono detto fra me e me è stata: “Adesso non si tratta di scaldare bene i colpi, si tratta di svegliarsi da questo incubo!”
Ti rendi conto quale fosse lo stato d’animo di quei ragazzi che lì a poco sarebbero scesi in campo e avrebbero iniziato a inseguire il loro sogno?
Prova solo a immedesimarti per un momento in loro, a sentire le loro emozioni, ad ascoltare i loro pensieri. È veramente spiacevole e pesante…
Adesso torna in te e alla luce di quanto hai appena sperimentato fatti una semplice domanda: “A che livello potranno mai performare quei ragazzi sul tee della uno e nelle buche successive?”
Ancora: “Quale sarà mai la qualità della loro vita in quei giorni di stage e in quelli precedenti e a seguire?”
Infine: “Qual è il messaggio che mandano a loro stessi e a tutte le persone che li vedono?”
Ti assicuro che riuscire a esprimere il proprio pieno potenziale in queste condizioni è pressoché impossibile o per lo meno estremamente improbabile.
Mi dirai: “Mah Andrea, dopo un paio di buche si sciolgono e tutto cambia…”
Certo potrebbe essere e se non fosse? Se non fosse allora potrebbero portarsi dietro per tutta la gara quell’inizio da zombie e comprometterla… Capisci la posta in palio.
E ti dirò di più: “Cosa mi dici di tutti i momenti di vita, dal pre-gara al post gara, che stanno lentamente bruciando e non vivono pienamente e serenamente?”
“La possiamo chiamare Vita quella?
La questione è davvero seria e quell’esperienza mi ha fatto riflettere profondamente sul significato di Vita, competizione, benessere, amor proprio.
Mi sono detto che quello che facevo come golf mental coach non sarebbe servito solo per giocare meglio in gara ma anche per vivere meglio il pre-gara, le fasi di non gioco in gara e il post gara.
Da quel giorno ho lavorato con tanti golfisti di vario livello, ho conversato profondamente con loro, ho letto la miglior letteratura in materia, ho riflettuto tanto e mi sono confrontato con altri professionisti coach e tutto questo mi ha portato a Vincere con la Mente nel Golf: il primo e unico video corso di golf mental coaching in Italia che ti insegna come gestire con successo la tua mente la giornata di gara.
Questo video corso al momento non è disponibile e non so quando tornerà ad esserlo.
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Swing your mind
Andrea Falleri
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