La lezione di Thorbjørn Olesen
Ciao Golfista Vincente,
Domenica scorsa l’8 di Maggio si è concluso il Betfred British Masters svoltosi nel suggestivo campo The Belfry a Sutton Coldfield in Inghilterra.
Per chi se lo fosse perso se lo è aggiudicato Thorbjorn Olesen il danese plurivincitore di tornei dell’ex European Tour. In questa circostanza la vittoria è stata davvero rocambolesca, degna dei migliori film thriller, con tanta suspense finale.
Brevissimo resoconto dell’ultimo giro. Thorbjorn partiva dal tee della uno del quarto e ultimo giro con 3 colpi di vantaggio sui secondi.
Dal tee della uno usciva subito un gancione che lo costringeva a fare lay up e finire la prima buca con un bogey.
Alla tre riusciva a recuperare il colpo perduto alla uno con un birdie e poi era un calvario. Un sacco di colpo finiti a sinistra e quattro bogey fino al tee della 17.
A quel punto si trovava a -7 con Soderberg già in club house con un -9 finale. Due buche per recuperare due colpi, con la 18 buca tostissima dove fare par era già un successone. Una scalata ripidisima.
Ma ecco che accade quello che forse pochi si aspettavano. Eagle alla 17 e birdie alla 18 con due putt stratosferici, radiocomandati da quasi 10 metri il primo e intorno ai 9 il secondo.
È vittoria!
Clicca qui il link per rivedere il putt della vittoria
A questo link al minuto 15 e 55” puoi vedere il putt alla 17 e di seguito ti riporto lo score di Olesen buca per buca:
A fine gara Olesen è stato intervistato, puoi vedere qui la sua intervista. Ti riporto ciò che ha detto:
“Intervistatrice: Wau, What a finish! Can you just share your initial reaction?
Olesen: I don’t know… it’s difficult… It was obviously a pretty tough day and hit a lot of shots to the left. I was really struggling. I somehow just kept going, and yeah, what a finish. Incredible.
Intervistatrice: You did keep going. You start the day with three shots clear and after battling all day long you needed something special in the closing two holes. Give us an idea of where your head was standing on the 17th tee.
Olesen: Standing on 17th, I’m thinking I can make birdie birdie and maybe get into a play-off. But obviously when I got the chance on 17, I prefered to take that. 18 is a tough hole, so par is a good score obviously. I just gave it everything. I had a lot of beliefs in those two putts”.
Traduzione in italiano:
I: “Che finale! Puoi condividere qual è la tua reazione?”
O: “Non so, è difficile… è stato ovviamente un giorno piuttosto tosto, ho mandato parecchi colpi a sinistra. Stavo veramente lottando. In qualche modo sono andato avanti. E si che finale, incredibile…
I: “Sei proprio andato avanti. Hai iniziato la giornata con tre colpi di vantaggio e dopo aver battagliato tutto il giorno avevi bisogno di qualcosa di speciale nelle ultime due buche. Dacci un’idea di dov’era la tua testa quando ti trovavi sul tee della diciassette.”
O: “Sul tee della 17 ho pensato posso fare birdie birdie e forse raggiungere il play off. Ovviamente quando mi si è presentata la possibilità alla dicissette, l’ho colta. La diciotto è una buca tosta, il par è un buon score. Ho dato tutto. Ci ho creduto con tutto me stesso in quei due putt.”
Per prima cosa vorrei che notassi l’emozione che traspare dal volto di Thorbjorn al minuto e 20 secondi dell’intervista quando rivivendo la vittoria sta quasi per piangere in diretta.
Il pianto è un’espressione emotiva che nella nostra società non sempre viene vista di buon grado, a volte viene considerato come una forma di debolezza.
Thorbjorn lo trattiene, tuttavia è evidente la forte emozione che sta vivendo.
La frase che maggiormente colpisce dal punto di vista dell’aspetto mentale è quella finale “Ci ho creduto con tutto me stesso in quei due putt”.
Thorbjorn è riuscito a rendere col linguaggio il pensiero che ha vissuto nei momenti in cui si apprestava a tirare quei due putt che poi ha imbucato.
Come ormai sai, seguendomi da un po’, la variabile pensiero è una componente dello stato dell’essere che definisce la tua esperienza interna in un dato momento.
L’altra componente è l’emozione, ossia come il tuo corpo nella sua interezza – muscoli e fisiologia – vive e incarna quel pensiero.
Questo è forse il passaggio più complesso che sfugge alla maggioranza dei golfisti e sul quale vorrei che ti concentrassi adesso.
Non è sufficiente avere o generare intenzionalmente un “buon pensiero” in quei momenti di altissima tensione. Sicuramente aiuta, è un passaggio attraverso il quale devi passare, ma non basta.
Devi imparare a far vivere quel pensiero nel tuo corpo. Ti starai chiedendo: “Ma Andrea come faccio a farlo?”
Nella risposta a questa domanda è racchiuso un po’ il succo del mio metodo Golfista Vincente.
L’emozione è generata dalla tua mente inconscia che gestisce e governa tutto il tuo corpo. È sulla tua mente inconscia che devi andare ad agire.
È attraverso la componente conscia della mente – che controlli in tempo reale – che vai ad impattare su quella inconscia.
Come fai a fare questo?
I modi per farlo sono molteplici e non esiste la ricetta magica che va bene per tutti. Prima di tutto devi comprendere come funziona la tua mente inconscia e qual è il suo linguaggio, ovvero come puoi efficacemente comunicare con lei, poi sperimenti e quindi scegli.
Ciò che devi fare è mettere a disposizione con continuità e pazienza informazioni di qualità alla tua mente inconscia, la quale le prenderà e se saranno sufficientemente attraenti per lei, le userà.
Quindi la domanda che devi porti per capire e sentire cosa è accaduto alla 17 a Thorbjorn è questa: “su quali informazioni Thorbjorn ha scelto di focalizzarsi alla 17 che gli hanno poi permesso di accedere al migliore stato dell’essere – lo stato di attivazione ottimale – per giocare quelle due buche con quella qualità e imbucare quei due putt incredibili?”
Ti sono sincero: non so quale sia esattamente la risposta, non ero nella mente e nel corpo di Olesen in quel momento, tuttavia dalle sue parole e dalla mia esperienza posso immaginarlo.
Innanzi tutto, ti invito a guardare la scorecard e a osservare cosa fosse accaduto il giro precedente – il terzo – proprio alla buca 17 e 18: eagle-birdie!
Credi sia una coincidenza? Io no.
Quello che probabilmente è accaduto è stato che Olesen ha richiamato dalla sua memoria l’esperienza del giorno precedente in quelle due buche finali e ha iniziato a riviverla.
Nel senso che ha iniziato a rivivere quella sensazione interna di sapere che era possibile rifare quello score o per lo meno birdie-birdie per andare al play off.
Questa sensazione poi è stata accompagnata da dei comportamenti routinari in campo – compresa soprattutto la routine pre colpo -. Se osservi quello che fa il suo corpo nei due putt imbucati alla 17 e alla 18 ritrovi praticamente le stesse dinamiche.
- Due putt di prova di fianco alla palla alla stessa esatta forza e ampiezza;
- Una volta preso lo stance per due volte alza leggermente la testa lateralmente per controllare la traiettoria;
- Durante lo stance leggera ondulazione sulla pianta dei piedi per radicare bene il corpo al terreno e percepire la corretta distribuzione del peso del corpo sui piedi stessi;
- Quando putta leggera rotazione della testa in avanti senza alzare lo sguardo, che alza poi in un secondo momento.
Questa è la sua routine pre-colpo, ovvero quell’insieme armonioso e sequenziale di gesti che oltre ad avere senso tecnico – ci mancherebbe! – hanno senso mentale ed emotivo.
È un vero e proprio rito propiziatorio che lo fa entrare in una specie di bolla di piena sicurezza, fiducia e concentrazione.
Per rispondere alla domanda sopra, Thorbjorn ha richiamato il pensiero-convinzione di essere in grado di farcela ricordando quanto accaduto il giorno prima in quella buca e poi tramite la routine pre colpo ha portato il suo sistema mente-corpo nello stato di rilassatezza e fluidità necessaria per eseguire al meglio il colpo.
Va da sé che prima ci sono una serie di passaggi: la lettura del green, la scelta della direzione di putt, il corretto posizionamento della faccia del putt sulla palla e la scelta del giusto “pace”.
Ma questi passaggi, che hanno una componente tecnica – ma non solo -, non avrebbero mai potuto essere espressi al meglio se non avesse fatto quello che ho descritto in precedenza.
A questo punto so cosa ti stai chiedendo: “Andrea capisco, ma come faccio ad accedere a quello stato di attivazione ottimale se non ho fatto eagle-birdie il giorno prima e difficilmente mi capiterà di farlo?”.
Qui si apre un altro capitolo sul funzionamento della mente inconscia. La tua mente inconscia non distingue tra un evento o dato realmente accaduto ed uno vividamente immaginato. È fatta così.
Ti basti pensare quando vai al cinema e guardi un film che ti appassiona e intriga: inizi a sudare, il cuore inizia a battere a mille, muovi rapidamente le gambe per scaricare tensione, etc…
Ti sta forse accadendo fisicamente a te quello che guardi nello schermo? No! O meglio sì, nel senso che la tua mente si sta comportando come se stesse accadendo proprio te!
Quindi per tornare alla tua ultima domanda, non ti preoccupare se non hai fatto eagle-birdie il giorno prima.
La capacità che devi sviluppare è quella di individuare informazioni per te rilevanti e metterle a disposizione della tua mente inconscia intenzionalmente e consapevolmente.
Parte di quello che ti ho presentato oggi lo trovi nel mio libro Golfista Vincente – che puoi trovi cliccando qui -, una versione molto più approfondita la trovi nel video corso Golfista Vincente Essential e comunque fa parte del lavoro che svolgo con i golfisti che scelgono di lavorare con me in presenza o in remoto.
Continua a seguirmi altre novità interessanti sono in arrivo.
Swing your mind!
Andrea Falleri
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